domenica 21 febbraio 2016

Lavori in corso: non parlare al garagista

Questo è un post con colonna sonora.

PRIMO TEMPO
Johann Sebastian Bach, Aria sulla quarta corda BWV 1068.
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Osservate il garagista nel suo habitat naturale.
Mimetizzato fra gli scatoloni e i pallet accatastati in architetture post-futuriste, l'esemplare femmina in video (...video al momento non disponibile per problemi tecnici... ci scusiamo per il disagio) ciondola rilassato - pigiama stropicciato, lembo di maglietta intima che fuoriesce dall'elastico dei pantaloni - diretto al tavolo della colazione da giorno libero: caffellatte e ipercalorico muffin burroso senza glutine. Con gesto distratto scosta dagli occhi uno degli indomabili ciuffi che compongono la rigogliosa quanto informe chioma di capelli castani. Uno sbadiglio leonino per salutare la giornata e inizia a sorseggiare la calda bevanda decaffeinata, nel beato silenzio della sua tana solitaria.
Questa breve scena del rituale domenicale illustra in maniera abbastanza esauriente la natura schiva e burbera del garagista, animale sempre a rischio di estinzione, per via della sua tipica reticenza a socializzare e legarsi con altri esemplari della propria specie.
Il garagista non è razzista, sessista, non ha pregiudizi verso culture né religioni diverse. Non ha orientamenti politici particolari, non ha una fede calcistica né nessuna fede in particolare; infatti, tende all'agnosticismo, ripetendosi continuamente la socratica logica "so di non sapere". Per contro, è molto tollerante verso le credenze e le ideologie che non gli/le appartengono; purché queste ultime non limitino la sua libertà di pensiero, la sua privacy e libertà d'azione - e isolamento - nel proprio habitat.


Fine primo tempo. Ovunque voi siate arrivati, fermate la musica.
Se lo gradite, ascoltate l'intero brano, ma attendetene la conclusione in questo punto, non continuate la lettura.



INTERVALLO... non contate le pecore o vi addormentate!








SECONDO TEMPO
Claudio Baglioni, "Dov'è, dov'è", dall'album "Oltre"





Questo secolo finisce dieci anni prima.
Il duemila ha perso la sua buona novella.
Ci resta solo Novella 2000,
ma vedremo ugualmente le stelle da vicino,
perché i paparazzi hanno tutti... figli... MISSILI!!


I garagisti non sono socievoli.
I garagisti non fanno conversazione.
I garagisti, sono gentili e sempre pronti a dare una mano, ma fanno amicizia solo con persone di cui si fidano; guadagnare la fiducia di un garagista è operazione lunga e complicata, con esiti spesso deludenti e frustranti.
I garagisti non sono cattivi, sono solo molto schivi, anche se brillanti monologhisti poliglotti. E voi sarete confusi e arrabbiati, per via del loro comportamento sconclusionato e dissociato, e per questo sulla loro pagella scriverete sempre che "il garagista è uno studente eccellente, si impegna nello studio, approfondisce gli argomenti, è preciso e corretto nel portare a termine un compito; ma non partecipa in classe, non alza mai la mano, non parla e non socializza col resto della scolaresca". Dalla seconda elementare al quinto liceo. Sempre la stessa etichetta in calce. In prima si sono salvati, perché l'hanno fatta privata, con la maestra tutta per loro, che regalava rose e biscotti, e faceva usare loro i quaderni dei Ghostbusters per disegnare palline colorate e imparare la tabellina del due. La primina a cinque anni, che oggi va di moda, ma venticinque anni fa era sconsigliata e, ma perdincibacco insegnatele a scrivere con la mano destra, ma perché le permettete di scrivere con la sinistra?
I garagisti sono così.
Mancini. Primini quando nessuno lo è. Solitari, silenzioni e testa fra le nuvole, mentre a quattro anni tendono desiderosi la mano ad una macchina da scrivere che sanno già usare, mentre pletore di bambini troppo rumorosi e vivaci creano caos e distruzione intorno, nell'aula della scuola materna.
I garagisti vi saranno simpatici ad una prima occhiata. Ma li detesterete ad una seconda, mentre vi chiederete perché non richiamano. Perché non rispondono. Perché da una parte sorridono - e credetemi, sono sinceri -, ma poi non si fanno più vivi.
Abbiate pazienza. Non chiedereste mai a un bradipo di correre i cento metri. Ma nemmeno i duecento o i quattrocento. Forse potreste chiedergli di battere il record del mondo su "il tempo più lungo per masticare e digerire una foglia di eucalipto".
Ecco, più o meno è lo stesso. Non chiedete a un garagista di essere quello che non è. Non chiedetegli (o chiedetele) di fidarsi di voi al primo colpo. Non chiedete attenzioni e affetto come se foste amici dal primo momento. Perché non potrà darvi retta e alla fine se ne andrà. Siate pazienti. Siate voi fiduciosi. Perché già avete il suo rispetto. Il garagista femmina rispetta tutti. Rispettate i suoi ritmi. Se non scrive il blog. Se non risponde. Se il lavoro poi si trova ed è anche un buon lavoro, in cui tutti vengono trattati con giudizio e umanità. Un lavoro dalla paga dignitosa e decorosa. Un bel lavoro... a contatto con la classe, con la squadra. Coi bambini rumorosi, che nel frattempo sono cresciuti. Sono diventati le brave persone, quelle che mandano avanti il mondo, un giorno alla volta, un granellino di sabbia alla volta. Il garagista lo sa che le brave persone sono preziose, sono importanti. Sa che lavorarci insieme è un onore, una chance e un notevole colpo di abbondanti, rotonde e grassocce terga.
MA!
Povera garagista, comprendetela. Una vita di solitudine, di pagelle col timbro rosso del "non si integra con la classe" non si cancella con un contratto di lavoro in tasca. Un contratto non cancella dodici pagelle e una laurea.
Siate clementi. Dietro ognuna di quelle pagelle si cela una storia da Libro Cuore in cui la piccola vedetta è marchigiano-abruzzese e sbircia desiderosa l'arrivo di qualcuno che la aiuti a raggiungere la macchina da scrivere in cima allo scaffale dei giochi, nell'aula dell'asilo. Solo che, certe volte, quel qualcuno non arriva. Perché la vedetta non parla, non sa come fare. Ancora non ha imparato. O forse la vedetta urla, chiede aiuto, ma i bambini intorno fanno più rumore di lei.
E allora come si fa?
Come si fa?
La piccola vedetta mette le cuffie e fa partire la musica, almeno non sente tutta quella confusione intorno a sé. Si becca la sua nota di demerito per le sue scarse capacità di socializzazione, evita le botte a scuola, gli insulti in cortile, gli scherni e la paura in bicicletta, l'emarginazione alle gite e alle feste di compleanno e continua a sognare. A fantasticare. A credere che prima o poi qualcuno arriverà.
Dopodiché, per non morire di vecchiaia, passa da Ikea, si compra una bella scala, la monta col cacciavite di papà, si arrampica sullo scaffale dei giochi e finalmente raggiunge quella dannata macchina da scrivere.
Solo che...
Eh be'... la garagista ha fatto tutto da sola. Non c'erano amici con cui sbagliare. Amici con cui imparare. Non c'era una squadra. La garagista ha imparato a fare per sé e per gli altri, non cogli altri. La garagista non socializza con la classe. Perché in classe fanno tutti paura.
E se oggi la garagista passa otto ore al giorno gomito a gomito con le brave persone, come torna a casa la sera?
Stanca.
Setolosa, zannuta e brontolante come un cinghiale.
Desiderosa di silenzio e solitudine. Desiderosa della sua pagella da testa solitaria. Senza più una parola per il suo pubblico da blog.
La garagista si fa una bella cuccia di scatoloni, sprimaccia cuscini e piumoni, spegne i telefoni, spranga porte e finestre, chiude tutto il mondo fuori. Si abbuffa di dolciumi e legge un bel libro. Per ritrovare una parola. Per il giorno dopo. Per non deludere le brave persone. Per una pagella nuova, magari senza la nota di demerito.
Perché, anche se a volte ha l'impressione di essere capitata in una gabbia di matti, ultimamente pensa spesso "però... alla fine ho trovato un posto dove essere ME sta pagando davvero". E non solo in sporchi e sudaticci euro da bustapaga. Magari, anche se fuori di zucca, qualcuno che aiuti la vedetta a scendere dall'albero s'è trovato. Chi lo sa? Staremo a vedere.
Tanto, scala e cacciavite stanno sempre là, tra uno scatolone e l'altro.
Voi che ne dite?
Avete la pazienza di aspettare con me e scoprire come va a finire?


ALLA PROSSIMA PUNTATA


Si ringraziano, per l'inconsapevole partecipazione:
- Il molto prolifico Johann Sebastian Bach, che oltre ad aver composto migliaia di note meravigliose, che hanno segnato l'inizio dell'era musicale moderna, ha sfiancato due mogli, per una produzione totale di venti pargoli... che vitaccia pover'uomo...
- Il poetico Claudio Baglioni, che con ritmo, armonia e parole ermetiche, sa rendere emozioni e pensieri in maniera inimitabile.
- La maestra della primina, che aveva pazienza infinita, dolcezza infinita, intelligenza e sensibilità come non ho mai più trovato in altri docenti. E ha continuato a farmi scrivere con la mano sinistra.
- Quelle bestie che mi hanno dato il tormento per tanti anni di scuola (in più di un istituto). Se non ci foste stati voi, non avrei potuto aiutare decine e decine di ragazzi e genitori, nell'arco di dieci lunghi anni di insegnamento e tutoraggio privato. Cazzarola però... avrei preferito studiarle all'università certe cose, piuttosto che fare da cavia io stessa dagli undici anni in poi... 'tacci vostra!
- Papà per i cacciaviti. Mamma per le penne e lo stimolo a scrivere, scrivere, scrivere ancora e scrivere come vuole il professore di italiano, tanto tu sei brava e se lo fai contento vedi che prendi 9... tanto è stato. Thanks mom!
- Le brave persone. Non disperate. Un giorno o l'altro, divento normale pure io. E magari vi richiamo.